13 dicembre 2009
PASSAGGIO IN ONDA
Passaggio a Sud Est è il sabato alle 22,30 su Radio Radicale
Il sommario della puntata del 12 dicembre 2009:
Grecia: la grave situazione economica, i rischi di default, l'intervento internazionale Kosovo: si è concluso il dibattimento sulla legittimità dell'indipendenza alla Corte internazionale di giustizia dell'Onu Turchia: rischio di crisi politica dopo la messa al bando del partito curdo Integrazione europea dei Balcani: i casi di Croazia e Macedonia Albania: la situazione politica interna Romania: ancora incertezze sull'esito delle elezioni presiodenziali Crimini di guerra: in un sondaggio l'atteggiamento dei serbi verso il tribunale internazionale e le responsabilità di Mladic.
La trasmissione è curata e condotta da Roberto Spagnoli con la collaborazione di Marina Szikora e Artur Nura. Tutte le puntate sono riascoltabili sul sito di Radio Radicale.
13 novembre 2009
LA FRANCIA PAGO' MLADIC PER LIBERARE DEGLI OSTAGGI?
Il suo nome è Michel Lamarque. Forse, perché in effetti si chiamerebbe anche Michel Demrick o anche Jarnoux. E' un "uomo d'affari" che sostiene di aver trattato la liberazione di undici operatori umanitari francesi che erano stati rapiti in Bosnia all'epoca della guerra. Per farli liberare Lamarque, o come si chiama, avrebbe fatto avere venti milioni di franchi (pari a 3 milioni di euro di oggi) a Ratko Mladic, attraverso conti bancari in Svizzera e Italia intestati a società fittizie. Se la cosa fosse vera aiuterebbe a capire come la latitanza dell'ex capo militare delle milizie serbo-bosniache - ricercato, tra l'altro, per il massacro di Srebrenica - abbia potuto proseguire indisturbata fino ad oggi. La vicenda, che risale al 1995, è stata rivelata qualche tempo fa dal giornale online francese Mediapart con un'intervista esclusiva di Fabrice Lhomme allo stesso Lamarque. All'epoca in Francia il presidente era Jacques Chirac, il primo ministro era Edouard Balladur e il ministro degli Interni era l'allora potente Claude Pasqua. Michel Lamarque-Demrick-Jarnoux era un "brasseur d'affaires" con diverse macchie nel suo passato, ma anche con diverse amicizie nelle stanze del potere parigino e buoni contatti con i serbo-bosniaci. A lui si sarebbe rivolto l'allora ministro dell'Industria, Alain Madellin, per cercare di risolvere la faccenda che malgrado le tradizionali posizioni filo-serbe della Francia, non riusciva a trovare una via d'uscita. Detto, fatto. Dal governo arriva l'ok a prelevare i soldi del riscatto dai fondi previsti per il sostegno dell'attività circense: i 20 milioni di franchi passano nelle mani di Lamarque-Demrick-Jarnoux e dalle sue a quelle di Mladic o di chi per lui. L'importante era non lasciare tracce sospette della transazione. Intascati i soldi, i serbo-bosniaci rilasciarono gli ostaggi francesi che al loro ritorno a casa furono accolti dallo stesso Lamarque (come si vide in un telegiornale dell'epoca), mentre il Governo transalpino negò, come di regola, il pagamento di alcun riscatto. Dopo di che i servizi francesi fornirono a Lamarque i documenti necessari a sfuggire all'inchiesta della magistratura. Ora che i reati sono prescritti, il nostro è tornato in Francia a raccontare la sua storia, prontamente smentito dall'ex ministro Madelin che ha liquidato le sue rivelazioni come una montagna di bugie. Ma nella magistratura c'è chi vuole vederci chiaro e un pm che si è voluto occupare della vicenda ha ipotizzato i reati di truffa, abuso di beni sociali e uso di documenti amministrativi falsi. Lamarque, ovviamente, non ci sta ad essere trattato come un ladro e vuole che sia riconosciuto il suo ruolo nella liberazione degli ostaggi. La domanda però è: dove sono finiti i soldi dei circhi francesi?
24 settembre 2009
LJAJIC: MI DIMETTO SE MLADIC NON VIENE CATTURATO ENTRO L'ANNO
Rasim Ljajic, ministro del welfare nell'attuale governo serbo, ma anche responsabile della collaborazione con il Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia, si dice pronto a dimettersi se Ratko Mladic non sarà stato catturato entro la fine dell'anno. Lo scrive il quotidiano serbo "Blic". "In quel caso dovrei pagare le conseguenze di una mia erronea presunzione". Dopo l'arresto, nel luglio 2008 di Radovan Karadzic, Ratko Mladic, ex capo militare dei serbi di Bosnia Erzegovina durante la guerra del 1992-95, resta l'ultimo dei grandi ricercati insieme a Goran Hadzic, ex capo dei serbi della Krajina croata. E' accusato di crimini di guerra e contro l'umanità in particolare per quanto riguarda l'assedio di Sarajevo e il massacro di Srebrenica. Da tempo si parla del "prossimo" arresto di Mladic. Anche la scorsa estate si erano diffuse voci su un suo imminente arresto, entro il mese di agosto o di settembre. Sta di fatto che fino ad ora tutte queste voci che periodicamente circolano sulla sua cattura sono state smentite. Alcuni mesi fa avevano sollevato scalpore e polemiche i video diffusi dalla tv pubblica bosniaca che mostravano Mladic libero e tranquillo con amici e parenti. Mladic ha sempre goduto di appoggi e di una rete di protezioni che sicuramente col passar del tempo e col mutare della situazione politica in Serbia è venuta meno, ma è evidentemente ancora abbastanza forte da impedirne la cattura. Nell'intervista Ljajic spiega che il suo "ottimismo" sulla questione dell'arresto del ricercato per genocidio, in relazione tra l'altro alla strage di Srebrenica, poggia "sulla conoscenza delle attività condotte per il suo arresto".
L'articolo di Blic
I filmati di Mladic trasmessi dalla tv bosniaca
11 agosto 2009
SARA' RATKO MLADIC A SALVARE LA SERBIA DEMOCRATICA ED EUROPEISTA?
La politica serba si prepara ad un autunno caldo. La ripresa dell'attività politica dopo la pausa estiva metterà a dura prova la tenuta della coalizione che sostiene il governo di Mirko Cvetkovic, formata dai filo-europeisti vincitori delle elezioni anticipate del maggio 2008 e dai socialisti. Già alla fine di agosto l'esecutivo dovrà affrontare il voto in parlamento della nuova legge sull'informazione pubblica e l'arrivo della missione del Fondo monetario internazionale (Fmi). Due appuntamenti cruciali che potrebbero già essi innescare una crisi di governo aprendo così una nuova fase di instabilità politica, in un momento in cui la Serbia, colpita duramente dalla crisi economica globale è impegnata nel tentativo di non perdere il treno per l'Unione europea. La situazione economica del Paese è ad un passo dal baratro. Secondo il governatore della Banca nazionale, Radovan Jelasic, i funzionari Fmi "analizzeranno cosa è accaduto con le misure che abbiamo approvato, ma che non siamo riusciti a mettere in pratica". Il governo di Cvektovic non ha cioè rispettato l'impegno con il Fmi di ridurre di un miliardo di euro il deficit di budget statale e il Fondo potrebbe quindi negare a Belgrado l'accesso ai circa 800 milioni di euro, ovvero la seconda tranche del credito da 3 miliardi accordato alla Serbia in marzo per fare fronte alla crisi. Un'ipotesi che aggraverebbe una situazione già difficilissima. La Serbia, infatti, ha chiuso il primo semestre di quest'anno in recessione con un calo del Pil, su base annua, del 3,5% che secondo le previsioni della banca centrale arriverà al 6% a fine anno, mentre la disoccupazione ha raggiunto il 25%. Secondo Jelasic "il governo non ha una visione strutturale, nessuna strategia, tanto meno un'idea politica". Sul piano politico interno è poi da registrare la guerra intestina nella coalizione di maggioranza che oppone i socialisti ai liberali del G17 Plus a proposito della nuova legge sull'informazione. Il 31 agosto il provvedimento arriva in Parlamento e se dovesse essere respinta, secondo molti analisti potrebbe determinare la caduta dell'esecutivo. Anche se alla fine gli uomini del presidente Boris Tadic, leader del Partitod emocratico, riusciranno a trovare una mediazione il Partito socialista, contrario al provvedimento, e G17 Plus che, invece, lo ha promosso, si tratterebbe probabilmente solo di una tregua. L'obiettivo minimo che potrebbe rimandare, almeno per il momento, lo scoppio della crisi politica ed un nuovo voto anticipato in Serbia potrebbe essere quello di ottenere entro la fine dell'anno lo status ufficiale di Paese candidato all'adesione all'Ue. Nell'aprile del 2008 Belgrado e Bruxelles avevano firmato l'Accordo di stabilizzazione e associazione (primo passo formale per aprire il processo di integrazione), ma l'implementazione dell'Asa è bloccato dal veto dell'Olanda che lamenta la scarsa collaborazione delle autorità di Belgrado con il Trobinale internazionale per l'ex Jugoslavia: in particolare la mancata cattura dell'ex generale serbo-bosniaco Ratko Mladic, accusato di genocidio e crimini di guerra per il massacro di Srebrenica e i bombardamenti di Sarajevo e Dubrovnik. Il ministro degli Esteri, Vuk Jeremic, ammette che gli sforzi diplomatici per un ripensamento olandese sono esauriti e che "finchè Mladic è libero, non c'è posto per l'ottimismo". Alla fine di luglio Rasim Ljajic, responsabile del comitato serbo per la collaborazione con il Tribunale internazionale, aveva parlato di un aumento delle possibilità di riuscire ad arrestare Mladic e qualche giorno dopo, pur smentendo il Washington Post, secondo il quale il super latitante sarebbe stato localizzato e ad un passo dalla cattura, il procuratore capo del tribunale serbo per i crimini di guerra, Vladimir Vukcevic, ha precisato che Mladic "è raggiungibile in qualche luogo" e anche se non ancora localizzato precisamente è chiaro che era in Serbia: "Sono assolutamente ottimista - ha aggiunto Vukcevic- che siamo vicini alla fine di questa azione, che potrebbe verificarsi entro la fine dell'anno". La cosa singolare, quasi uno scherzo della storia, è che la chiave per il riscatto della Serbia dal torbido passato del regime di Slobodan Milosevic, e la salvezza politica, almeno a breve-medio termine, del fronte democratico e filo-europeista che in questi anni ha cercato di far uscire il Paese dalla palude dei conflitti balcanici, potrebbe venire proprio da quel Ratko Mladic, campione degli irriducibili ultranazionalisti "turboserbi" ed emblema di tutto ciò che di più cupo e tragico emerse dal crollo della Jugoslavia.
21 giugno 2009
LE IMMAGINI DI MLADIC SERENAMENTE LIBERO: A BELGRADO POTEVANO NON SAPERE?
Se ancora non le avete viste, qui di seguito vi propongo le immagini mostrate lo scorso 10 giugno dal magazine politico "60 minuti" della tv pubblica bosniaca che ritraggono l'ex generale serbo-bosniaco Ratko Mladic, il super ricercato dal Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia accusato di crimini di guerra, in particolare per il massacro di Srebrenica, latitante da 14 anni. Si tratta di riprese amatoriali, girate negli ultimi 12 anni, soprattutto nella località di Kosutnjak, nei pressi di Belgrado, ma anche nella Republika Srpska (l'entità serba della Bosnia-Erzegovina), che mostrano Mladic in situazioni quotidiane con la famiglia e durante una festa di matrimonio. Accanto a Mladic compaiono anche altri incriminati del Tribunale dell'Aia come Momcilo Perisic, Zdravko Tolimir, Manojlo Milovanovic. In un altre sequenza l'ex capo militare serbo-bosniaco gioca a tennis in una caserma dell'esercito jugoslavo. Le ultime immagini, risalenti forse alla fine del 2008, mostrano Mladic che cammina a fatica con l'aiuto di un bastone mentre la moglie scherza lanciando palle di neve e sembrerebbero confermare le voci che parlavano di un Mladic vittima di un ictus.
Per vedere i filmati trasmessi da "60 minuti" clicca sul link http://www.youtube.com/watch?v=vE4rKAqEg60
Il giorno prima della diffusione delle immagini da parte della tv bosniaca, Branislav Puhalo, un ex appartenente al corpo militare preposto alla protezione di Mladic, ha testimoniato davanti al tribunale di Belgrado che l'ex generale avrebbe vissuto indisturbato a Belgrado almeno fino al 2001. "Nel 2001 Mladic si muoveva liberamente per Belgrado. Andavamo insieme alle partite di calcio, al ministero dell'Interno, al ristorante", ha dichiarato Puhalo in qualità di testimone del processo a carico di dieci persone, accusate di aver protetto il latitante tra il 2002 ed il 2005. Durante la sua permanenza a Belgrado, Mladic sarebbe stato alloggiato in una caserma, il che dimostrerebbe che le autorità civili e militari serbe non potevano non sapere dove si trovasse il super latitante. La squadra a cui apparteneva Puhalo aveva il compito esclusivo di proteggere l'ex generale: "eravamo dotati di veicoli, 20 lanciarazzi e casse di munizioni", ha dichiarato il teste, precisando che l'unità è stata sciolta il 31 marzo 2002, un anno e mezzo dopo la caduta di Slobodan Milosevic. "Dovevamo proteggere Mladic dai criminali e dai cacciatori di taglie, non dallo stato" ha dichiarato Puhalo, precisando come secondo lui "tutto era legale."
14 gennaio 2009
RADICALI: L'ARRESTO DI MLADIC DEVE ESSERE UNA PRIORITA' DEL GOVERNO SERBO
La polizia serba nei giorni scorsi ha annunciato l'intenzione di offrire una taglia di un milione di euro per chi fornirà la cattura dell'ex generale Ratko Mladic, comandante delle milizie serbo-bosniache all'epoca della guerra in Bosnia e da 13 anni ricercato dal Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia per genocidio e crimini contro l'umanita' in relazione all'assedio di Sarajevo e al massacro di ottomila civili musulmani a Srebrenica, nel 1995. Insieme a Goran Hadzic, l`ex leader dei serbi in Croazia, Ratko Mladic è l’ultimo ricercato dal Tribunale Internazionale ancora latitante.
Secondo Sergio Stanzani e Gianfranco Dell’Alba, rispettivamente presidente e segretario dell’associazione radicale "Non c’è Pace Senza Giustizia", l'arresto di Ratko Mladic deve essere una priorità del governo di Belgrado.
"Dopo l’arresto di Radovan Karadzic avvenuto a luglio dell’anno scorso - hanno dichiarato i due esponenti radicali - l’annuncio fatto dalle autorità serbe conferma l’impegno di Belgrado di chiudere i conti con il passato e di adempiere ai suoi obblighi internazionali assicurando l’arresto e il trasferimento di tutti i rimanenti accusati e ricercati dal Tribunale dell’Aja. Auspichiamo che Ratko Mladic venga a breve catturato e consegnato ai giudici del TPI e che il suo processo assieme a quello di Radovan Karadzic possano essere esemplari per i tanti criminali ancora in libertà e aprire la strada alla raccolta di nuove testimonianze importanti suscettibili di fare luce sugli ancora molti episodi accaduti in quegli anni, tra cui vi sono le sparizioni di centinaia di persone. L’arresto di Ratko Mladic, l’esecutore materiale della vera e propria operazione di pulizia etnica concepita da Milosevic e Karadzic, segnerebbe una tappa fondamentale per la giustizia internazionale e per quelle istituzioni create per affermare il principio che non può esservi impunità per chi si è macchiato di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio. Sarebbe anche una vittoria di Belgrado, che con il governo di Boris Tadic ha finalmente scelto con decisione la via dell’affermazione dello stato di diritto, della giustizia e della assunzione delle responsabilità di fronte alla comunità internazionale e ai suoi stessi cittadini, e il cui processo di ancoraggio all’Unione Europea non sarebbe più tenuto in ostaggio dal passato".
La scheda segnaletica di Ratko Mladic sul sito dell'Interpol
7 dicembre 2008
PASSAGGIO ON AIR
Passaggio a Sud Est è il sabato alle 22,30 su Radio Radicale
Nella prima parte della puntata di sabato 6 dicembre si parla dell'ormai prossimo dispiegamento della missione civile europea Eulex in Kosovo e delle proteste a Pristina, della caccia all'ex generale serbo-bosniaco Ratko Mladic e della visita in Albania del presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi. La seconda parte è dedicata invece al tema della riconciliazione nei Balcani con una intervista a Cristophe Solioz, segretario generale del Center for European Integration Strategies. Gli altri argomenti riguardano le recenti elezioni politiche in Romania, la presidenza di turno della Croazia del Consiglio di sicurezza dell'Onu e il cordoglio della Serbia per la morte del patriarca ortodosso di Mosca, Alessio II.
La trasmissione, curata e condotta in studio da Roberto Spagnoli con la collaborazione di Marina Sikora e Artur Nura, è riascoltabile come tutte quelle precedenti sul sito di Radio Radicale.
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